Gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale, sviluppo di un turismo sostenibile, costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna. E poi ancora integrazione dei servizi di mobilità di un modello e sviluppo di azienda agricola sostenibile.

Sono questi i cinque ambiti tematici individuati dal bando su cui si è costruito la “Strategia Green Community del cebano, realizzata dall’Unione Montana delle Valli Mongia e Cevetta, Langa Cebana, Alta Valle Bormida.

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Un progetto ambizioso che unisce e valorizza tante eccellenze

Due Unioni Montane, un vasto territorio ricco di eccellenze ed un tessuto economico vivo dalle molte potenzialità. Sono questi gli ingredienti principali dai quali nasce il “Distretto del Cibo dell’Alta Langa e del Cebano”, grazie ad un accordo siglato tra Unione montana di Alta Langa e quella delle Valli Mongia e Cevetta Langa Cebana Alta Valle Bormida.

Un importante strumento di politica economica territoriale

L’obiettivo è quello di realizzare “uno strumento di politica economica finalizzato ad organizzare e sostenere i sistemi produttivi agricoli e agroalimentari locali, favorendo l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, nonché salvaguardare il paesaggio rurale”, come ha detto il sindaco di Ceva e presidente dell’Unione montana del Cebano, Vincenzo Bezzone, che ha aggiunto: “Sono convinto che il Distretto del cibo rappresenterà una svolta fondamentale per tutte le nostre vallate sia nel settore agricolo e produttivo che in quello turistico. Abbiamo realizzato un’importante strumento di sviluppo che ci renderà più forti nell’affrontare le sfide del futuro”.

Il primo atto ufficiale per dare il via al Distretto del cibo, è stata la firma dell’accordo, da parte del presidente dell’Unione del Cebano Vincenzo Bezzone e il presidente dell’Unione montana Alta Langa Davide Falletto, sindaco di Serravalle Langhe e delle associazioni che ne fanno parte: Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Associazione commercianti albesi, Ascom Ceva e Confartigianato. Una forma aggregativa che, con i suoi 58 comuni, tendono il Distretto del cibo dell’Alta Langa e del Cebano, tra i più grandi d’Italia.

“La sfida ma anche l’obiettivo –
ha sottolineato il presidente dell’Unione montana Alta Langa Davide Falletto – è quello di creare, come stiamo già facendo, un percorso condiviso di promozione sulle capacità produttive delle imprese e sulle produzioni locali, attraverso un sistema forte e coeso che ci renda competitivi sul mercato”.

“Il nostro progetto”
, ha spiegato il segretario generale dei due enti montani, la dottoressa Carla Bue, alla platea dei sindaci riunitisi nella sede dell’ente montano di Ceva, “è stato presentato in Regione Piemonte per l’approvazione ed essere così inserito nel registro italiano dei distretto del cibo, avendo così la possibilità di partecipare a bandi per concessione di contributi e risorse nazionali e anche europee”.
“Ringraziamo i sindaci e tutti gli attori che hanno partecipato a questo importante accordo – hanno sottolineato i presidenti dei due enti montani, Bezzone e Falletto – attraverso un’ampia condivisione di realtà simili pur nelle loro peculiarità, per una filiera agricola di alta qualità, per la quale il distretto del cibo offrirà più possibilità nei diversi passaggi di trasformazione,  commercializza e formazione. Senza dimenticare il grande valore aggiunto del paesaggio e della cultura che caratterizzano i nostri territori. Un grazie particolare allo studio Vassallo per averci fornito il supporto tecnico e al segretario generale Bue”.

I distretti del cibo costituiscono un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare
e nascono per fornire a livello nazionale ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori. Strumento strategico del MASAF – Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste – mira a favorire lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorendo l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale. Nello stesso momento tutelano anche la sicurezza alimentare, la diminuzione dell’impatto ambientale delle produzioni e la riduzione dello spreco alimentare oltre alla salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.